Storie naturali
acrilico su tela
cm 120 x 120
agosto1988
Voli bianchi
acrilico su tela
cm 120 x 120
settembre 1988
Storie naturali due
acrilico su tela
cm 140 x 120
agosto1988
Prossimità di luce
acrilico su tela
cm 120 x 200
giugno 1989
Memoria glaciale
acrilico su tela
cm 130 x 190
maggio 1990
Luna ideale
acrilico su tela
cm 150 x 150
agosto1990
Tavola
acrilico su tela
cm 140 x 140
agosto1991
Acque
acrilico su tavola
cm 150 x 100
gennaio 1992
Nel sonno
acrilico su tavola
cm 150 x 100
gennaio 1992
L’aria
acrilico su tavola
cm 120 x 90
dicembre 1993
Abissi ventosi
acrilico su tavola
cm 120 x 60
settembre 1996
Inattesa seduzione
acrilico su tavola
cm 120 x 60
gennaio 1997
Intimità terrestre
acrilico su tavola
cm 120 x 60
febbraio 1997
Angelo celeste
acrilico su tavola
cm 120 x 60
febbraio 1997
Cromo rosso
acrilico su tavola
cm 60 x 60
marzo 1995
Cromo verde
acrilico su tavola
cm 60 x 60
marzo 1995
Cromo verde
acrilico su tavola
cm 60 x 60
gennaio 1995
L’antro di Circe
acrilico su tavola
cm 30 x 30
luglio 1997
L’antro di Circe
acrilico su tavola
cm 30 x 30
settembre 1997
L’antro di Circe
acrilico su tavola
cm 30 x 30
agosto 1997
Cromo rosso
acrilico su tavola
cm 60 x 60
marzo 1995
Frammenti di un racconto
acrilico su tavola
cm 60 x 60
marzo 1995
Cromo blu
acrilico su tavola
cm 60 x 60
gennaio 1995
L’antro di Circe
acrilico su tavola
cm 30 x 30
maggio 1997
L’antro di Circe
acrilico su tavola
cm 30 x 30
luglio 1997
L’antro di Circe
acrilico su tavola
cm 30 x 30
febbraio 2000

I PAESAGGI DELL'ANIMA

La creazione artistica persegue scopi diversissimi. Talvolta è l’apparenza delle cose a suggestionare la fantasia dell’artista; talaltra è la realtà, non come apparenza bensì nella sua reale consistenza. Altre volte l’artista si serve dell’arte per dar corpo ai propri ideali o per esplorare l’ignoto. Altre volte, infine, per tentare di creare un nuovo ordine di realtà. Con i suoi paesaggi cosmici Valter Gambelli sembra voler farsi partecipe di quest’ultimo scopo. Ma non solo. Si legge nei suoi superbi e interminati spazi - talora immaginati in una visione speculare tagliata da un ultimo orizzonte - un segreto anelito a scrutare l’ignoto inseguendo ideali che sembrano trascendere la dimensione umana. L’artista sa che fare arte non significa imitare la natura ma inserirsi all’interno del ritmo naturale per scoprire più profonde consonanze con la propria energia creativa. Ecco perché m’incantano i suoi cieli pirotecnici sferzati da grandinate di coriandoli, mareggiate di fiori fra sciami di improbabili farfalle e vaghi echi vangoghiani, sembrano preannunciare, nella luce che avanza fra le ombre della notte, l’alba di nuovi giorni. O forse è il gran fiume della vita che nel suo lento, maestoso e tranquillo evolversi si apre il cammino verso il nulla, sospinto dall’energia del sole.Aquesto punto, gentile amico, sarei indotto a chiedere a te una parola che mi illumini; ma bastano i tuoi quadri e penso che quanto c’è in loro di più vero e di più reale siano le illusioni che crei con la tua pittura.
Giorgio Ruggeri


PAESAGGI DELL'IMMAGINAZIONE

Mi sembra del tutto evidente che l’immaginario pittorico di Valter Gambelli si fondi su suggestioni di natura. Lo dicono con tutta chiarezza le sue tele dal 1988 a oggi. Lo confermano senza mezzi termini i titoli di queste, spesso di grandi dimensioni. Il riferimento vi è infatti a storie naturali, mattino, notte, climi, aria, nube, tramonto, acque, ombra, crepuscolo. E poi a confronti di luce, consistenza di luce, masse luminose, e a bagliori, fenditura, improvviso, sorgente. I titoli dunque accompagnano fedelmente la lettura dei dipinti, e, ove fosse necessario, ne suggeriscono la chiave. Esattamente anche in una progressione che registri appunto nei dipinti medesimi da un narrativo emotivo più analitico e in qualche modo dettagliato, verso una condizione apparitiva più ravvicinata, come avviene fra 1989 e ‘90. La natura ha fatto irruzione emotivamente nella pittura di Gambelli appunto nel 1988 rompendo i precedenti schemi compositivi geometrici, che tuttavia da una certa astrattezza si erano andati declinando in analogie ambientali, e che comunque manifestavano già un principio organizzativo dell’immagine tipico del far pittura di Gambelli, e cioè il principio analitico. Ciò che risulta più seducente nella pittura di Gambelli negli ultimi anni è proprio comunque la capacità di dispiegare uno spettacolo d’emotività cromatica d’ampio respiro come specifica capacità suggestiva del far pittura. La pittura insomma per Gambelli non è né racconto dettagliato, né costruzione architettonica di forme, ma modo di spettacolarità suggestiva attraverso l’orchestrazione svariatissima di una trama cromatica che si offre allo spettatore quale sorta di sipario capace di attualizzare in tensione emotiva evocante quella dimensione d’emotività percettiva che è all’origine motivazionale dell’immagine stessa.
Enrico Crispolti


LE MEMORIE COSMICHE DI VALTER GAMBELLI

La pennellata di Gambelli incide l’ombra e la luce, si attua come vibrazione spaziale e proprio sul piano del linguaggio. La geometria, che è sempre sottintesa agli organismi compositivi, non è mai bloccata entro una visione bidimensionale. Gli spazi sono aperti e il colore li percorre in tutte le direzioni, variandoli e modulandoli con un ritmo continuo. Ne deriva un’indagine iconico-fenomenologica che, pur non sfondando la tela ottiene particolari effetti cosmici, perseguiti con ostinata allucinazione: la purezza della vibrazione del segno-luce-colore si moltiplica all’infinito, il quadro ha limiti provvisori, fa intuire la presenza di memorie paesaggistiche, anche se a volte ci sono alcuni fuochi compositivi che accentuano il sogno notturno più che la rêverie diurna, dove il segno sembra sommerso in alcune zone di nebulose astrali. Esse delineano la mappa celeste della coscienza di chi guarda e quella allusiva e sfuggente di chi racconta.
Floriano De Santi


PER GAMBELLI

Valter Gambelli è un pittore che possiede una sapiente tecnica attraverso la quale la rappresentazione scorre spontanea dall’occhio, al sentimento, alla tela. Nei suoi quadri ritroviamo le tonalità dell’albero e delle stagioni, la rarefatta nube e la tempesta, il mare ed il cielo osservati con occhi sempre nuovi così come nuovo è il processo dell’emozione: ma al di là del presente e del ricordo, è rievocata nelle opere la presenza remota degli elementi primordiali, la terra, l’acqua, l’aria ed il fuoco, ciò che ha dato origine alla vita ed al movimento, un movimento che crea e sugella lo sviluppo della natura concatenando le parti. La sua pittura scaturisce dalla contemplazione, ma contemplare significa attivare la mente, ritrovare nel processo-spettacolo della natura i propri sentimenti, le proprie ansie e le proprie riflessioni. A noi sembra che Valter Gambelli creda nel segno propositivo della contemplazione fattiva che permette ancora all’uomo di aver fiducia nel rinnovarsi della storia.
Mariastella Sguanci


PER GAMBELLI

Il racconto di Valter Gambelli viene ora delegato alla forma stessa del volume; non più la singola opera, ma l'intera sequenza può costituirsi come narrazione - sia pure solo come narrazione di un percorso creativo -: acqua, terra, aria; immergersi, sprofondare, levitare, pare quasi d'assistere alla genesi di questi lavori, all'atteggiamento di Gambelli davanti alla superficie bianca e, al contempo, alla natura. Essere dentro il soggetto fino a confondersi in esso, ed è un radicalizzare la propria posizione, un prender atto dell'abolizione della distanza: eppure - a confermare la continuità del fare di Gambelli -, risorge poi quella distanza, risorge però al punto da farsi siderale, tanto che il risultato è ancora la medesima indeterminatezza formale, l'impossibilità di arrestare la forma in un contorno definito; l'impossibilità - cercata - di arrestare il trascorrere dell'emozione di fronte alla visione. In questa oscillazione tra profondità e altezze in pari grado immense sta oggi la pittura di Gambelli, chiedendo ora allo spazio di farsi illimite, e al colore vertigine, disancorate infine estensioni d'anima.
Walter Guadagnini

L'ANIMA DELL'IMMAGINE

Lo sguardo di Valter Gambelli proviene da una percezione emotiva del mondo. La sua origine (di convulse e combuste sostanze) è nell'ordine della geometria che schematizza lo spazio e le differenti "nature". Un'osservazione grigliata, reticolare. Ripercorrendo le stagioni progressivamente abbandonate (dagli apprendistati alla sintassi del colore attuale) ci si accorge che la sua adesione al visibile devia dalla vita del reale per conquistare l'ulteriore che solo ha parentele con le visioni impressio nate dal pulsare dei sintomi e degli stimoli. Una pittura percorsa costantemente da nervature elettriche, dai fili scoperti dell'attenzione sensibile. Non vi è mediazione fra il sintomo e la sua formalizzazione. Si coglie la temperie della suggestione e degli accumuli. Gambelli è continuamente agitato dai venti interiori, dagli effetti; resiste in una sorta di vibrazione perenne, di tensione climatica che lo coinvolge e costituisce la trama delle sue impazienze percettive, dei suoi impulsi che si traducono nella definizione formale di ciò che l'occhio ha catturato strada facendo, lungo gli argini dell'andare, vita natural durante. Nessuna narrazione, nessun racconto. Nulla che venga descritto. Una pittura, quella di Valter Gambelli, che non si subordina all'evidenza del reale ed evita le acque basse della didascalia. Si fa altro, congestiona e poi libera i flussi e gli spasmi dell'osservazione e dei modi dello sguardo. Un'attenzione costantemente spostata che si altera e si frantuma. Non c'è luogo e non c'è figura. E' vortice e brividi, uno stato febbrile della percezione fisica e corporale. Si ascoltano fruscii, sfregolii come di video spento da cui rapidamente l'immagine si allontana raffreddandosi, crepitando. Il cammino da compiere è quello di andar verso la bellezza sepolta o nascosta. Un lento viaggio di avvicinamento, di appros- simazione al soffio, all'essenza. Ogni volta, è la sorgente dell'etimo che ci chiama perché ciò che ci preme è nel solco, nel calco dell'orma, lungo il filo che si dipana fino a questo presente in cui possiamo riconoscere e restituire, nell'immagine, il nome, ricompensare il dolore che, in esso, ha lasciato l'eternità della voce muta attraverso cui parla il mondo.
Francesco Scarabicchi


Gambelli: CROMO

E' un raggiungimento d'intensità, e di definitiva maturità, la serie ultima di pitture di Gambelli. Il radicamento naturalistico, il trascorrimento da questo a una condizione di affettività fluente e meditativa, che si fa clima d'anima prima che d'immagine (e Climi, titolava una serie recente di bei dipinti dell'artista); la metamorfosi infine, nell'auscultazione della materia, del residuo di strumentalità e di preoccupazione referenziale in un eccitato e variante rapporto di complicità, complicità intima, erotica agonica. Questo, in sintesi estrema, il gradus degli anni ultimi di ricerca di Gambelli. La serie Cromo ne è esito compiuto. Gambelli identifica una materia magra e inamena, vocata a una fisiologia introversa e solo all'apparenza compiacente, come l'acrilico; e la misura breve, quasi da fotogramma d'una sequenza indefinita (che suggerisce padronanza piena della mano, e insieme vuol ritrarsene nella souplesse d'una pratica al riparo da esibizioni di difficoltà tecnica); se il supporto ligneo, consistente e a sua volta dotato d'una sua propria non eludibile fisicità. Decide, poi, un'intonazione principale, che valga insieme cromatica ed emotiva. Infine, si avventura nella crescenza impreventiva dell'immagine, lasciando che molteplici e inverificati scambi si producano tra colori e affetti, tra gesti e il cangiante assaporamento dell'esperienza dell'esprimere, momento accolto come cruciale della vicenda emotiva tutta. Chi intuisca, sotto il viraggio disagiato dei verdi, sotto il franare dei rossi in terre, sotto il rastremarsi dei cobalti in nerità d'ombra, la matrice prima della miglior lezione surrealista, proprio di quella declinazione d'artificiosissimo naturalismo, non preoccupata della vita del mondo bensì della vitalità della pittura, avrà sano ricordo. E ne vedrà in Gambelli un interprete nuovo, come il novissimo esploratore d'una delle questioni fondative della nostra concezione d'arte.
Flaminio Gualdoni