I PAESAGGI DELL'ANIMA
La creazione artistica persegue scopi diversissimi. Talvolta è l’apparenza delle cose a suggestionare la fantasia dell’artista; talaltra è la realtà, non come apparenza bensì nella sua reale consistenza. Altre volte l’artista si serve dell’arte per dar corpo ai propri ideali o per esplorare l’ignoto. Altre volte, infine, per tentare di creare un nuovo ordine di realtà. Con i suoi paesaggi cosmici Valter Gambelli sembra voler farsi partecipe di quest’ultimo scopo. Ma non solo. Si legge nei suoi superbi e interminati spazi - talora immaginati in una visione speculare tagliata da un ultimo orizzonte - un segreto anelito a scrutare l’ignoto inseguendo ideali che sembrano trascendere la dimensione umana. L’artista sa che fare arte non significa imitare la natura ma inserirsi all’interno del ritmo naturale per scoprire più profonde consonanze con la propria energia creativa. Ecco perché m’incantano i suoi cieli pirotecnici sferzati da grandinate di coriandoli, mareggiate di fiori fra sciami di improbabili farfalle e vaghi echi vangoghiani, sembrano preannunciare, nella luce che avanza fra le ombre della notte, l’alba di nuovi giorni. O forse è il gran fiume della vita che nel suo lento, maestoso e tranquillo evolversi si apre il cammino verso il nulla, sospinto dall’energia del sole.Aquesto punto, gentile amico, sarei indotto a chiedere a te una parola che mi illumini; ma bastano i tuoi quadri e penso che quanto c’è in loro di più vero e di più reale siano le illusioni che crei con la tua pittura.
Giorgio Ruggeri
PAESAGGI DELL'IMMAGINAZIONE
Mi sembra del tutto evidente che l’immaginario pittorico di Valter Gambelli si fondi su suggestioni di natura. Lo dicono con tutta chiarezza le sue tele dal 1988 a oggi. Lo confermano senza mezzi termini i titoli di queste, spesso di grandi dimensioni. Il riferimento vi è infatti a storie naturali, mattino, notte, climi, aria, nube, tramonto, acque, ombra, crepuscolo. E poi a confronti di luce, consistenza di luce, masse luminose, e a bagliori, fenditura, improvviso, sorgente. I titoli dunque accompagnano fedelmente la lettura dei dipinti, e, ove fosse necessario, ne suggeriscono la chiave. Esattamente anche in una progressione che registri appunto nei dipinti medesimi da un narrativo emotivo più analitico e in qualche modo dettagliato, verso una condizione apparitiva più ravvicinata, come avviene fra 1989 e ‘90. La natura ha fatto irruzione emotivamente nella pittura di Gambelli appunto nel 1988 rompendo i precedenti schemi compositivi geometrici, che tuttavia da una certa astrattezza si erano andati declinando in analogie ambientali, e che comunque manifestavano già un principio organizzativo dell’immagine tipico del far pittura di Gambelli, e cioè il principio analitico. Ciò che risulta più seducente nella pittura di Gambelli negli ultimi anni è proprio comunque la capacità di dispiegare uno spettacolo d’emotività cromatica d’ampio respiro come specifica capacità suggestiva del far pittura. La pittura insomma per Gambelli non è né racconto dettagliato, né costruzione architettonica di forme, ma modo di spettacolarità suggestiva attraverso l’orchestrazione svariatissima di una trama cromatica che si offre allo spettatore quale sorta di sipario capace di attualizzare in tensione emotiva evocante quella dimensione d’emotività percettiva che è all’origine motivazionale dell’immagine stessa.
Enrico Crispolti
LE MEMORIE COSMICHE DI VALTER GAMBELLI
La pennellata di Gambelli incide l’ombra e la luce, si attua come vibrazione spaziale e proprio sul piano del linguaggio. La geometria, che è sempre sottintesa agli organismi compositivi, non è mai bloccata entro una visione bidimensionale. Gli spazi sono aperti e il colore li percorre in tutte le direzioni, variandoli e modulandoli con un ritmo continuo. Ne deriva un’indagine iconico-fenomenologica che, pur non sfondando la tela ottiene particolari effetti cosmici, perseguiti con ostinata allucinazione: la purezza della vibrazione del segno-luce-colore si moltiplica all’infinito, il quadro ha limiti provvisori, fa intuire la presenza di memorie paesaggistiche, anche se a volte ci sono alcuni fuochi compositivi che accentuano il sogno notturno più che la rêverie diurna, dove il segno sembra sommerso in alcune zone di nebulose astrali. Esse delineano la mappa celeste della coscienza di chi guarda e quella allusiva e sfuggente di chi racconta.
Floriano De Santi
PER GAMBELLI
Valter Gambelli è un pittore che possiede una sapiente tecnica attraverso la quale la rappresentazione scorre spontanea dall’occhio, al sentimento, alla tela. Nei suoi quadri ritroviamo le tonalità dell’albero e delle stagioni, la rarefatta nube e la tempesta, il mare ed il cielo osservati con occhi sempre nuovi così come nuovo è il processo dell’emozione: ma al di là del presente e del ricordo, è rievocata nelle opere la presenza remota degli elementi primordiali, la terra, l’acqua, l’aria ed il fuoco, ciò che ha dato origine alla vita ed al movimento, un movimento che crea e sugella lo sviluppo della natura concatenando le parti. La sua pittura scaturisce dalla contemplazione, ma contemplare significa attivare la mente, ritrovare nel processo-spettacolo della natura i propri sentimenti, le proprie ansie e le proprie riflessioni. A noi sembra che Valter Gambelli creda nel segno propositivo della contemplazione fattiva che permette ancora all’uomo di aver fiducia nel rinnovarsi della storia.
Mariastella Sguanci
PER GAMBELLI
Il racconto di Valter Gambelli viene ora delegato alla forma stessa del volume; non più la singola opera, ma l'intera sequenza può costituirsi come narrazione - sia pure solo come narrazione di un percorso creativo -: acqua, terra, aria; immergersi, sprofondare, levitare, pare quasi d'assistere alla genesi di questi lavori, all'atteggiamento di Gambelli davanti alla superficie bianca e, al contempo, alla natura. Essere dentro il soggetto fino a confondersi in esso, ed è un radicalizzare la propria posizione, un prender atto dell'abolizione della distanza: eppure - a confermare la continuità del fare di Gambelli -, risorge poi quella distanza, risorge però al punto da farsi siderale, tanto che il risultato è ancora la medesima indeterminatezza formale, l'impossibilità di arrestare la forma in un contorno definito; l'impossibilità - cercata - di arrestare il trascorrere dell'emozione di fronte alla visione. In questa oscillazione tra profondità e altezze in pari grado immense sta oggi la pittura di Gambelli, chiedendo ora allo spazio di farsi illimite, e al colore vertigine, disancorate infine estensioni d'anima.
Walter Guadagnini
Gambelli: CROMO
E' un raggiungimento d'intensità, e di definitiva maturità, la serie ultima di pitture di Gambelli. Il radicamento naturalistico, il trascorrimento da questo a una condizione di affettività fluente e meditativa, che si fa clima d'anima prima che d'immagine (e Climi, titolava una serie recente di bei dipinti dell'artista); la metamorfosi infine, nell'auscultazione della materia, del residuo di strumentalità e di preoccupazione referenziale in un eccitato e variante rapporto di complicità, complicità intima, erotica agonica. Questo, in sintesi estrema, il gradus degli anni ultimi di ricerca di Gambelli. La serie Cromo ne è esito compiuto. Gambelli identifica una materia magra e inamena, vocata a una fisiologia introversa e solo all'apparenza compiacente, come l'acrilico; e la misura breve, quasi da fotogramma d'una sequenza indefinita (che suggerisce padronanza piena della mano, e insieme vuol ritrarsene nella souplesse d'una pratica al riparo da esibizioni di difficoltà tecnica); se il supporto ligneo, consistente e a sua volta dotato d'una sua propria non eludibile fisicità. Decide, poi, un'intonazione principale, che valga insieme cromatica ed emotiva. Infine, si avventura nella crescenza impreventiva dell'immagine, lasciando che molteplici e inverificati scambi si producano tra colori e affetti, tra gesti e il cangiante assaporamento dell'esperienza dell'esprimere, momento accolto come cruciale della vicenda emotiva tutta. Chi intuisca, sotto il viraggio disagiato dei verdi, sotto il franare dei rossi in terre, sotto il rastremarsi dei cobalti in nerità d'ombra, la matrice prima della miglior lezione surrealista, proprio di quella declinazione d'artificiosissimo naturalismo, non preoccupata della vita del mondo bensì della vitalità della pittura, avrà sano ricordo. E ne vedrà in Gambelli un interprete nuovo, come il novissimo esploratore d'una delle questioni fondative della nostra concezione d'arte.
Flaminio Gualdoni